Dodici: la rivoluzione gentile di Ester. Il nuovo libro di Tiziana D’Oppido

Una protagonista fuori dagli schemi, un profumo vintage, un sogno cucito tra Londra e Trieste: viaggio nell’universo di Dodici, il romanzo che celebra la forza delle donne a ogni età ed è stato candidato al Premio Strega 2025
Quante volte alle nostre amiche abbiamo regalato un libro, cercando di comprare “quello giusto” in cui rispecchiarsi o comunque ritrovarsi in alcune parti della storia narrata? Se anche voi, come me, siete alla ricerca di nuove ispirazioni non potete prescindere dalla lettura, prima personale e poi da condividere, di Dodici, l’affascinante romanzo di Tiziana D’Oppido, edito da Round Robin Editrice. La protagonista si chiama Ester, ha quasi settant’anni e un’energia che potrebbe illuminare una città. Da cappellaia ad artigiana-imprenditrice, riscrive la sua esistenza con passione, determinazione e uno spirito tutto da scoprire. A proporre il libro per il Premio Strega 2025 è stato Ignazio Marino, colpito dalla “scrittura brillante, leggera e divertente”. E noi, nel frattempo, l’abbiamo letto e amato. Ecco cosa ci ha raccontato l’autrice.
La protagonista del suo romanzo è una donna determinata e capace di costruire il proprio destino. Da dove è nata l’ispirazione per questo personaggio?
«Dal punto di vista artistico, mi sono ispirata ad esempio a Isabella Blow, mecenate, icona di moda, donna fortissima e fragile. Non a caso uno dei personaggi centrali del mio romanzo si chiama Isabella. Non è casuale neppure l’utilizzo del profumo Fracas di Robert Piguet per un’importante sfilata citata nel mio romanzo. Era la fragranza preferita della Blow. Durante la scrittura la indossavo anch’io, mentre ascoltavo musica a tema, per immergermi anche coi sensi nell’atmosfera del romanzo. Altre ispirazioni artistiche sono state l’eclettica e irriverente imprenditrice Iris Apfel – da cui ho tratto ispirazione anche per alcuni tratti caratteriali di Ester – oltre alla poliedrica artista Leonor Fini, con l’aggiunta di un pizzico della scultrice Camille Claudel, con la sua vita tormentata. Per l’aspetto fisico, ho spesso pensato a Helen Mirren. Per il carattere, ho tratto ispirazione dalle tante donne forti e positive che mi circondano e da quelle che conosco, amiche, colleghe, a partire da mia madre. Noi donne siamo straordinarie a tutte le età».
Qual è stata la parte più difficile nel raccontare la sua storia?
«Immedesimarmi in una donna di un’età differente dalla mia, che non ho ancora vissuto, e di conseguenza nel suo modo di vivere le relazioni personali e sociali. Ho compiuto un lungo e affascinante viaggio nella sua mente, nei suoi stati d’animo, nei suoi pensieri e nel suo corpo. Questa è un’operazione difficile e necessaria da affrontare, straniante e stimolante – e anche terapeutica – che chi scrive romanzi ha in comune con gli attori, i musicisti, i pittori e gli artisti in generale. Affinché un personaggio si esprima o agisca in maniera verosimile e coerente, occorre calarsi in lui o lei, spesso diversi da noi per carattere, età, genere… Occorre diventare quella persona, conoscerne passato, desideri, dolori, paure, gusti, famiglia, studi, qualunque aspetto della sua vita. Il 99% di ciò che quel personaggio è non rientrerà nell’opera che si sta creando ma sarà fondamentale per esprimere l’1% che serve ai fini della storia per renderla realistica e convincente».
Ha dovuto fare ricerche particolari per rendere più autentico il suo percorso di crescita personale e professionale?
«“Ricerca” è un elemento chiave dei miei libri. Svolgo moltissime ricerche, per anni, prima di intraprendere la scrittura di un romanzo. Tantissime. Ho viaggiato a Londra per ambientare alcune scene, ho incontrato Jude Law, l’unico personaggio reale del libro. Ho incontrato più volte l’attore Jude Law, unica persona reale presente tra i personaggi del libro, ho visitato i teatri in cui lavora, osservato il comportamento di spettatori e fan, assistito a più repliche dei suoi spettacoli, approfondito i suoi rapporti personali e professionali e i gradi di separazione dal punto di vista sociologico. Sono stata al Lido di Venezia nella settimana del festival cinematografico, ne ho studiato i luoghi che avrei descritto nel libro, ne ho assorbito l’atmosfera mondana e scintillante, ho scoperto alcuni trucchetti per evitare le code ai film e accedere alle feste più esclusive. Ne svelo alcuni in Dodici. Ho fatto ricerche sulla storia dei cappelli grazie a una modista di Pescara, Stefania Belfiore, e raccolto aneddoti da ogni parte del mondo. Tutti reali, anche quelli che sembrano assurdi».
Oggi sempre più donne scelgono di diventare imprenditrici di se stesse. Quali pensa siano le qualità essenziali per riuscire in questo percorso?
«Costanza, sacrifici, tanto studio e credere fermamente in sé, nei propri talenti e nelle proprie idee. I risultati prima o poi arriveranno. Per le donne è più dura esprimersi ed emergere come persone e lavoratrici rispetto agli uomini, dobbiamo esserne consapevoli e non mollare mai. Ognuna di noi ha talento in qualcosa. Come capire quali sono i nostri? Occorre fortuna nel trovarli ma anche applicarsi, sperimentare a trecentosessanta gradi, un po’ come fa Ester, la protagonista».
Nel romanzo, Ester ha un’amica, Delia, che coinvolge nel suo progetto. Quanto credi nell’amicizia tra donne?
«Tantissimo. Due o più donne, insieme, sono invincibili. Hanno energie incredibili, forza interiore e capacità di cura. L’amicizia tra donne è un dono da coltivare con impegno, come l’amore o la famiglia. Ma voglio dire anche qualcosa che non ci piace sentire: spesso la peggiore nemica della donna è un’altra donna. Per invidia, per spirito di competizione, per retaggi culturali. Basta guardare i commenti sotto i post social: quelli più crudeli vengono da donne, spesso contro altre donne che hanno avuto successo. Ho vissuto questa realtà anche nel periodo in cui sono stata Assessora. Gli uomini sanno essere più compatti. A noi manca ancora questa solidarietà, eppure, quando accade, siamo imbattibili».

La protagonista compie un viaggio dalla sua città, Trieste, a Londra. Cosa non manca mai nella sua valigia?
«Non potrei mai viaggiare senza libri, per me sono fondamentali tanto quanto una carta d’identità o uno spazzolino. Di solito si tratta di romanzi, almeno un paio, oltre a carta per appunti, penna e alle applicazioni di scrittura del cellulare. Ma non solo in valigia. Leggo e prendo appunti continuamente, ovunque. Puoi mettermi alla prova in qualunque momento, anche adesso! In borsa ho appunti scritti sul cellulare, su scontrini della spesa, post-it, angoli strappati dai giornali. Per non parlare di casa mia. Ho pezzetti di carta, penne e matite in ogni stanza, foglietti per appunti scritti e da scrivere. Cito la mia Ester sull’ispirazione, che: “può essere in qualunque cosa, dalla più spettacolare alla più insignificante e quasi sempre è imprevedibile. Nel mio caso si tratta soprattutto di fonti di ispirazione visive. I coleotteri, con la loro natura delicata, le conchiglie coi loro colori cangianti, una collina con una forma strana. Anche i processi naturali, come la crescita del muschio sulla corteccia, la trama di una pera in decomposizione, il metallo arrugginito. E mi ispirano le riviste dei parrucchieri. La stravaganza dell’Opera di Pechino. La modisteria futuristica e quella vintage. E i volti, i volti particolari. Ci sono persone che m’ispirano. È proprio così, l’ispirazione può essere dappertutto e può venirci a trovare in qualunque momento. Non bisogna mai farsi cogliere impreparate. Io sono sempre pronta!».

Giornalista e comunicatrice. Lavoro presso l’Ufficio Cinema del Comune di Matera dove seguo le produzioni, e non sono poche, che scelgono la città dei Sassi per le loro riprese. Oltre alla Settima Arte mi piace il mondo della musica e dedico un po’ del mio tempo al volontariato e al modo dell’associazionismo. Ovviamente, appena riesco amo viaggiare, anche vicino casa, ma l’importante è conoscere ed esplorare.