Che Natale curioso

Vi raccontiamo alcune curiosità sul Natale, tra storia, canzoni, libri e lifestyle

Immaginate un mondo senza le luci natalizie, senza il rosso acceso del vestito di Babbo Natale, senza scambi di auguri e regali sotto un albero decorato. E se vi dicessi che molte delle tradizioni che oggi consideriamo immancabili durante il Natale nascondono origini inaspettate e storie affascinanti? Il Natale è molto più di una festa: è un intreccio di simboli, consuetudini e magie che attraversano epoche e culture, come ci spiega Isabella Dalla Vecchia che, insieme a suo marito Sergio Succu, ha scritto “Anche a te e Famiglia” (Self publishing su Amazon).

Le radici degli auguri e delle strenne

Iniziamo la nostra carrellata sulle curiosità sul Natale dalla parola “auguri”. Oggi è un classico del Natale, seguito dalla classica risposta “anche a te, e famiglia” ma deriva dagli “àuguri” dell’antica Roma. Gli àuguri erano sacerdoti che interpretavano il volo degli uccelli, considerati messaggeri degli Dei, per predire il futuro. Una curiosa trasformazione linguistica ha portato questo termine a diventare sinonimo di felicità e buoni auspici. Non meno affascinante è l’origine dello scambio di doni, che risale alle “strenne romane”. Durante l’antico Capodanno romano, celebrato a marzo, si regalavano ramoscelli, raccolti nei boschi, come augurio di prosperità e si rafforzava la preghiera decorandoci la propria porta di casa, un gesto simile alle ghirlande che appendiamo sugli ingressi. Il rito nel tempo venne mantenuto, anticipandolo a gennaio e infine al Natale. «A oggi è ancora in uso la parola “strenna natalizia” proprio per indicare uno scambio di regali: non più ramoscelli singoli, ma intrecciati a formare cesti natalizi molto ricchi», aggiunge Dalla Vecchia.

Babbo Natale e il rosso che non c’era

Originariamente, Babbo Natale vestiva di verde, il colore dei boschi del Nord Europa. Fu l’illustratore Thomas Nast a trasformare il suo abbigliamento in rosso, pubblicando nel 1862 una raccolta di disegni dedicati al Natale, creando l’immagine definita di uomo di una certa stazza, con barba bianca e stivali e consolidando l’immagine che tutti conosciamo oggi.

Le luci dell’albero

Anche l’albero di Natale ha preso il via nel Cinquecento in Germania e nei Paesi Scandinavi e la consuetudine di accendere le luci sull’albero nasce con Martin Lutero. Accadde che una notte della vigilia, per rientrare a Wittemberg, Lutero dovette percorrere un bosco innevato. Il luogo era incantevole e si fermò a lungo a contemplarne il fascino. Fu però incuriosito dalle strane luci che sembravano muoversi tra i rami alti degli alberi e non si spiegava da dove provenissero. Si accorse solo dopo che era l’effetto dato della luminosità delle stelle. Una volta a casa volle riprodurre la magia del luogo applicando le stesse luci sui rami del suo abete di Natale. E per farlo gli venne in mente di appoggiare alcune candeline. Un episodio apparentemente banale che ha cambiato universalmente il suo aspetto: nessun albero è lo stesso senza quelle lucine.

Il Natale nelle piazze (Alba-Cuneo) (Foto © Isa Grassano)

Le pubblicità

Le pubblicità natalizie hanno segnato intere generazioni, come il celebre spot della Coca-Cola del 1983 con il coro di giovani che canta «Vorrei cantare insieme a voi», o la campagna di Elton John del 2018, che celebra il valore dei doni. Nel 2018, sir Elton John è stato il primo artista a entrare nel cast di uno di questi spot, interpretando sé stesso. Dapprima compare un bambino che riceve in dono un pianoforte per Natale, e poi Elton John che, ormai adulto, sempre al pianoforte, ricorda quella scena. Lo slogan: Some gifts are more than just a gift (Alcuni regali sono più che un regalo).

Il Natale in arte

Questo periodo, e non solo, è un’occasione per andare alla ricerca di opere d’arte che rappresentano il Natale nel corso dei secoli, facendo un tour fra musei, gallerie espositive, chiese. A partire da Padova, dove nella Cappella degli Scrovegni si può ammirare la Natività di Gesù, del 1303, che porta la firma di Giotto. Un affresco, la cui scena è ambientata sullo sfondo di una catena montuosa, e che colpisce per lo scorcio con il quale viene dipinto l’asino che costituisce una delle invenzioni più innovative della pittura italiana. Ancora a Roma, dove nella Chiesa di San Silvestro al Quirinale, a pochi passi dalla sede della Presidenza della Repubblica, si può ammirare una pala d’altare raffigurante La Natività, opera di Marcello Venusti del 1575 circa. A poca distanza dalla capitale, a Greccio (Rieti), si conserva, all’interno del Monastero arroccato su una roccia, un af­fresco di scuola Giottesca del XIV secolo che ricorda la tradizione del Presepe. Qui nacque, infatti, il primo Presepe della storia con San Francesco che prima del Natale 1223, espresse il desiderio di ricreare la Natività.  La cosa curiosa, nella prima rappresentazione della Natività, è l’assenza di Maria e Giuseppe. Le loro figure, insieme a quelle dei Re Magi, dei pastori, degli angeli, così come siamo abituate a vederle, sono state aggiunte in epoche successive, mentre il Presepio si diffondeva in tutta Italia.

La Natività a Greccio (Rieti) (Foto © Isa Grassano)

Negli Uffizi, a Firenze, si resta affascinati dal capolavoro dell’olandese Gerrit van Honthorst chiamato in Italia “Gherardo delle Notti”: L’Adorazione del Bambino (1619 circa). La luce divina che sprigiona Gesù rende ogni tratto più dolce e soffuso, accarezzando in particolare il volto della Vergine e i sorrisi dei due angioletti.

Le musiche

L’incantesimo di questa festa si ripete anche con le musiche. Il Christmas di Michael Bublé è senza dubbio uno degli album di Natale più venduti di tutti i tempi, un classico intramontabile, mentre Christmas in the Heart di Bob Dylan è stata un’operazione di beneficenza, i cui ricavati sono stati destinati a diverse organizzazioni americane che si occupano della distribuzione di pasti ai bisognosi. E i cantautori italiani non sono da meno, inserendo la parola Natale nei testi, da Lucio Dalla “sarà tre volte Natale, e festa tutto il giorno”, ne “L’anno che verrà”, a Francesco Gabbani nella sua canzone “Spazio Tempo”, “E poi così, tu sei qui Natale in un qualsiasi lunedì”.

Libri e curiosità

Poi ci sono i libri. Tra cui The Christmas Book, ideato da Phaidon e pubblicato da Marsilio Arte, un volume che attraverso l’arte, il design e la cultura pop ci conduce in un viaggio a ritroso, tra immagini e simboli di una ricorrenza culturale e religiosa che continua a parlare al nostro cuore. Una raccolta – oltre duecento illustrazioni di dipinti, libri, stampe, sculture, tessuti, ceramiche, fotografie, pubblicità, film – messa insieme da un gruppo internazionale di esperti e appassionati che svela piccole e sorprendenti curiosità sul Natale.

Tra le bizzarrie c’è la racchetta a forma di renna Reindeer Paddle, ideata nel 2000 dall’artista Jeff Koons, che celebra Rudolph, la renna dal naso rosso creata nel 1939 da Robert L. May come personaggio di un libro per bambini. La racchetta, con una pallina rossa che sostituisce il naso, ci ricorda come l’arte e il folklore possano incontrarsi e dare vita a una icona di riscatto e accettazione.

Il Natale e il fashion

Anche la moda si è espressa in maniera creativa per le celebrazioni di fine anno: le acconciature ad albero di Natale, o “capelli a festa” ci riportano a un’epoca consumista in cui le donne diventavano decorazioni viventi, fondendo bellezza e festività in un’unica espressione esuberante. Un’immagine ritrae due modelle degli anni Sessanta, Claudette Ackrich e Gisella Roc, con trucco coordinato (ombretto azzurro, eyeliner nero marcato e rossetto acceso) e copricapi conici alti 107 centimetri, ornati da fili d’oro e d’argento scintillanti, sfere rosse e ornamenti in oro. Questa “trovata” ha ispirato pure alcune celebrità che si sono appropriate del trend, come Lady Gaga, apparsa con un albero sulla testa nel 2013 e Katy Perry addobbata nel video del singolo Cozy Little Christmas. Tuttavia travestirsi a tema festivo, magari in occasioni di recite scolastiche o della parrocchia, era una tradizione già viva negli anni Venti del Novecento, come testimoniano alcune fotografie. Una del famoso fotografo commerciale Angus B. McVicar – noto per essere stato il primo a Madison a utilizzare un flash come illuminazione ausiliaria – ritrae una ragazzina in piedi su uno sgabello con il suo abito con fili argentati e qualche ramoscello sparso per farla sembrare un albero di Natale vivente.

Il legame tra il fashion e la natività è ben illustrato anche da Vogue che, nel dicembre 1914, mise in copertina una donna elegantemente vestita come un albero di Natale che tiene in mano un piccolo roditore come fosse un prezioso gioiello. Rappresenta il fascino sfrenato dello shopping natalizio che le riviste alimentavano con consigli e idee regalo. La copertina suggeriva che il Natale più gioioso è quello in cui abbelliamo la casa o, meglio ancora, noi stessi, con palline e ornamenti scintillanti.

Tre saggi di approfondimento

The Christmas Book racchiude, infine, tre saggi che esplorano il Natale sotto diversi punti di vista. Lo storico dell’arte David Trigg approfondisce le radici religiose della festività e il loro impatto culturale e simbolico. Sam Bilton, autrice e storica dell’alimentazione, racconta le tradizioni culinarie natalizie: dai lebkuchen tedeschi e speculaas olandesi al panettone italiano, un tempo conservato fino al 3 febbraio, festa di San Biagio, per proteggere dai malanni. E poi l’immancabile casa di pan di zenzero che lo chef della Casa Bianca realizza per la famiglia presidenziale. Infine, Dolph Gotelli, esperto di tradizioni natalizie, ricostruisce la storia di San Nicola dal III secolo ai giorni nostri, analizzando il fascino che ha dato vita alla leggenda dell’uomo vestito di rosso e offrendo una risposta alla eterna domanda: «Esiste davvero Babbo Natale?».

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